Il Salvataggio in mare è stato uno dei primi temi affrontati dal Comité Maritime International, i cui lavori sono sfociati nella storica convenzione di Bruxelles del 1910, fondata sul principio “no cure – no pay”, profondamente consolidato nella prassi internazionale.
La Convenzione di Londra del 1989 sul Salvataggio, elaborata sotto l’egida dell’International Maritime Organization, ha recepito e dato continuità ai principi tradizionali contenuti nella Convenzione del 1910, ma ha anche modernizzato il sistema per renderlo capace di rispondere alle nuove sfide poste dallo sviluppo dei traffici marittimi e della relativa regolazione, ad esempio in materia di tutela dell’ambiente marino dall’inquinamento.
L’Italia ha ratificato sia la Convenzione del 1910, sostanzialmente ripresa dalla disciplina dell’istituto nel codice della navigazione, sia – con la legge 12 aprile 1995, n. 129 – la Convenzione di Londra del 1989, allineandosi così alla normativa internazionalmente uniforme: a trenta anni di distanza da tale ratifica è apparso opportuno fare il punto dell’esperienza italiana nell’applicazione pratica di essa.
Le relazioni toccano quindi una serie di aspetti di grande rilievo, frequentemente oggetto di contenzioso o di interpretazioni differenziate da parte della dottrina; senza dimenticare le prospettive future dell’istituto e l’impatto su di esso delle nuove tecnologie, quali quello in tema di navi a guida autonoma.